Turismo enogastronomico

Le isole Eolie offrono un panorama ricchissimo dal punto di vista gastronomico. Ecco cosa non dovete assolutamente perdere se volete fare una vacanza in barca a vela alle Eolie all’insegna della buona tavola e del bere bene:

Malvasia delle Lipari DOC tipo passito

E’ il vino passito tipico delle Isole Eolie. Attenzione però a non confonderlo con il comune vino liquoroso di Malvasia di provenienza siciliana. Sono vini completamente diversi: nel primo la dolcezza e il grado alcolico derivano dall’appassimento al sole, con una processo quindi completamente naturale. Nel secondo caso il grado alcolico viene ottenuto per aggiunta di alcool.

Grappa di Malvasia delle Lipari

E’ molto rara da trovare, ma se avete la fortuna di trovarla occorre assolutamente assaggiarla. Le grappe che provengono da vinacce di passiti sono già di per se ottime, ma i sentori di rosa e la morbidezza che le conferisce la Malvasia rendono questo tipo di prodotto un autentico gioiello.

I totani

E’ uno dei pesci più comunemente pescati alle Isole Eolie e viene cucinato in diversi modi. Alla spiaggia del Cannitello ad esempio lo cucinano alla griglia con una leggera panatura.

Il pane cunzato

Si tratta di un piatto tipicamente estivo e fresco, fatto da pane secco ammorbidito con pomodori, olive, capperi, tonno mozzarella e cipolle. Ci sono poi numerose varianti più o meno ricche.

La granita di gelsi

Chi conosce le granite siciliane sa quanto siano buone e quanto siano diverse dalle altre. Alle Isole Eolie e sull’Isola di Vulcano non dovete perdere assolutamente la granita ai gelsi.

I piatti tipici siciliani

Non mancano infine i piatti tipici della cucina siciliana e messinese, con i dolci, le paste, i pesci di tantissime varietà sempre ottimamente cucinati. Piatto tradizionale è il merluzzo alla messinese.

I capperi eoliani

La pianta del cappero è composta da un unico ceppo arbustivo da cui, a raggiera, si propagano i morbidi rami. Si tratta di una pianta molto diffusa nell’intero arcipelago eoliano, cresce spontaneamente nei terreni vulcanici. I capperi sono i boccioli non ancora dischiusi dei fiori, raccolti manualmente e conservati rigorosamente sotto sale marino.

Le ricotte ed i formaggi

Sull’isola di Vulcano è presente un piccolo produttore locale che fa principalmente ricotte e formaggio primo sale. Il latte proviene da animali allevati sull’isola di Vulcano, quindi all’aperto e in un ambiente praticamente privo di inquinamento.

Malvasia, un vino dalla grande tradizione storica

Le isole Eolie furono colonizzate dai Greci, intorno al 580 a.C.,  essi chiamarono le isole Eolie poiché ritenevano che fossero la dimora di Eolo, dio dei venti.

Ritrovamenti a Lipari di monete antiche (V-IV sec. a.C. ) recanti l’immagine di tralci e di grappoli testimoniano le antiche origini e l’importanza economica della viticoltura in questa zona geografica. Lo storico Diodoro Siculo parla di una colonia greca, che nel 588-577 a.C.,  avrebbe importato a Lipari un vitigno che prese il nome di Malvasia, ma non si è certi che tale vitigno sia l’attuale Malvasia di Lipari.

Una delle prime testimonianze della produzione vitivinicola delle Eolie è di A. Bacci che nel 1596 afferma che “ …l’isola di Lipari è sparsa di fecondi colli, che per l’interno calore del suolo danno un vino sincero…..”

Si riferiscono a questo vino e alla cultivar diffusa nell’arcipelago il conte Odart (1859) ed il Barone Mendola di Favara (1868).

Nel 1890 Guy de Maupassant nella sua “La vita errante” descrive l’isola di Salina ed il suo vino così “mentre tornavo, avevo scoperto dalla barca un’isola nascosta dietro Lipari. Il battelliere la chiamò Salina. Lì si produce il vino di Malvasia. Volli bere… una bottiglia del celebre vino….E’ proprio il vino dei Vulcani, denso, zuccherato, dorato …”

Nel 1900 il vino fu presentato all’esposizione di Parigi dove ricevette un premio.

Nel 1933 fu portato alla prima “mostra dei vini tipici di Siena”, dove fu definito “d’aroma squisito”.

Dopo un calo di produzione negli anni 50 e 60 a partire dalla fine degli anni ottanta c’è stata una forte ripresa della viticoltura Eoliana sotto la spinta di alcuni illuminati produttori. Lla storia recente è caratterizzata da una evoluzione positiva della denominazione, con l’impianto di nuovi vigneti, la nascita di nuove aziende, la professionalità degli operatori che hanno contribuito ad accrescere il livello qualitativo e la rinomanza della DOC “Malvasia delle Lipari”, come testimoniano i riconoscimenti in campo nazionale ed internazionale dei vini a DOC “Malvasia delle Lipari” prodotti dalle aziende della zona geografica di riferimento. E’ stata una delle prime DOC ad essere riconosciuta in Sicilia con Decreto del Presidente della repubblica (Dpr) del 20 settembre 1973.

Caratteristiche della Malvasia delle Lipari

La base ampelografica dei vigneti, sono i vitigni idonei alla produzione del vino Malvasia, tradizionalmente coltivati nell’area geografica delle isole Eolie, la Malvasia di Lipari e il Corinto Nero.

La Malvasia di Lipari è una cultivar appartenente al gruppo delle Malvasie, antichi vitigni di discussa origine. Il nome deriva dalla città greca del Peloponneso Monembasi, Menemvasia o Monovaxia (cioè porto con una sola entrata).

Per quanto riguarda l’origine della Malvasia attualmente diffusa nelle isole Eolie, si possono formulare alcune ipotesi:

    • il vitigno potrebbe essere stato introdotto dai Micenei, che nel XVI-XIV sec. a.C. ebbero stretti rapporti con le popolazioni dell’arcipelago eoliano.
    • La cultivar potrebbe essere stata introdotta, insieme ad altre, da Greci Cnidi che nel 1580 a. .C. colonizzarono le isole Eolie. Cupani la descrive nel suo Hortus Catholicus con il nome di Malvagia. Notizie della sua coltivazione ci vengono dal barone Mendola (1868) che ne esalta il vino “color di zecchino, profumato, soave e gagliardo, che più invecchiando in bottiglia più migliora…”. Il Corinto Nero è un vitigno originario della Grecia, presente in tutto il Mediterraneo. Cupani lo descrive nel suo Hortus Catholicus e nel Panphyton Siculum e parla di Corinto appassito al sole indicandolo come “Passulina del nostro regno”.
    • Le forme di allevamento, i sesti d’impianto e i sistemi di potatura sono quelli tradizionali della zona e comunque atti a conferire alle uve ed al vino derivato le specifiche caratteristiche di qualità. La vite veniva coltivata a pergolato molto basso (50-60 cm dal suolo)  e la struttura di legno e canne veniva fatta utilizzando essenze arboree locali tipiche della macchia mediterranea. Oggi si è diffusa molto anche la controspalliera più o meno bassa con impianti di media fittezza (5000-6000 piante per ettaro) per ovviare alla forte ventosità tipica delle isole. La coltivazione del vitigno Malvasia di Lipari richiede molta diligenza e cura per ottenere un buon prodotto, una potatura adeguata alle caratteristiche genetiche della cultivar (scarsa fertilità delle gemme basali). I vigneti, nelle zone di forte pendenza, vengono coltivati fin dai tempi più antichi, su caratteristici terrazzamenti contenuti da muretti a secco di pietra lavica che rendono unico un paesaggio singolare ed affascinante. L’importanza della presenza delle terrazze è data dal fatto che la loro funzione e il loro valore si estende ad aspetti che vanno oltre quello di puro contenimento del terreno per la creazione di nuove aree coltivabili. Di particolare interesse risulta il ruolo giocato ai fini del rallentamento delle acque superficiali, nella difesa dagli agenti erosivi del suolo dei terreni denudati della vegetazione naturale.
    • Le pratiche relative all’elaborazione dei vini, sono quelle tradizionalmente consolidate in zona. La tipologia passito prevede una raccolta dell’uva maturata in pianta, selezionando dei grappoli ed eliminando gli acini guasti. Con successivo appassimento naturale al sole su graticci di listarelle di canne (“canizzi”) per 10-15-20 giorni. Quindi la spremitura dei grappoli appassiti, con fermentazioni lunghe a temperatura controllata in recipienti di piccola capacità. Si tratta di ottimi vini dolci da dessert e/o da meditazione con un odore aromatico caratteristico, un sapore dolce-aromatico, vellutato, armonico, morbido, dolce ma non stucchevole con grande armonia e persistenza. Pastena (1999) insigne studioso della vitivinicoltura siciliana lo ha definito vino dal “bouquet particolare, raffinato, unico di gran classe”. Andrea Gabbrielli (2004) “un vino prezioso ed unico, di rara fragranza ed intensità”.Le particolari condizioni climatico-ambientali, la tessitura e la struttura chimico-fisica dei terreni interagiscono in maniera determinante con la coltura della vite, contribuendo all’ottenimento delle peculiari caratteristiche fisico-chimiche ed organolettiche dei vini della DOC “Malvasia delle Lipari”. Si tratta infatti di ambienti particolarmente vocati ad una vitivinicoltura di qualità.  L’uva della Malvasia delle Lipari matura tra la prima e la seconda decade di settembre ma viene raccolta in avanzato stato di maturazione. La millenaria storia vitivinicola di questo territorio, dall’epoca greca fino ai giorni nostri è la generale e fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente tra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche dei vini della DOC “Malvasia delle Lipari”. Ovvero è la testimonianza di come l’intervento dell’uomo nel particolare territorio abbia, nel corso dei secoli, tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali nell’epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all’indiscusso progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere i rinomati vini “Malvasia delle Lipari”.